Un'aria fredda e secca mi investe
la faccia. Arranco faticosamente per la neve trascinandomi dietro il sacco
delle lettere fino a raggiungere una vecchia casa in mattoni in mezzo al nulla.
Alla mia sinistra c'è una stalla, dove delle renne smagrite mi guardano con
aria famelica. Sembrano non mangiare da mesi. Busso ala porta e mi accascio in
terra, sperando che qualcuno apra il prima possibile: sono fortunato, e la
porta viene spalancata da un uomo che sembra disperato, alto poco meno di un
metro. Indossa vestiti stracciati e un collare a impulsi elettrici.
Mentre riprendo fiato l'elfo mi
trascina fino al camino, per farmi scaldare, e porta dentro la sacca delle
lettere. Mi guarda con espressione di pena e paura e mi chiede cosa sono venuto
a fare.
-Devo consegnare delle lettere a
Babbo Natale- biascico in risposta.
L'elfo annuisce e mi dice di
seguirlo. Faticosamente mi rialzo e lui fa strada verso una stanza in fondo
alla casa, la stessa in cui vengo condotto ogni anno. Non so perché, ma ogni
anno vengo condotto da un elfo differente. Questi bussa, e aspettiamo qualche
secondo. Poi risponde una voce in quella lingua strana, piena di vocali e colpi di glottide, che immagino debba essere
la lingua originaria degli elfi. Dopo un breve botta e risposta finalmente la
porta mi viene aperta mentre l'elfo si ritira, quasi correndo, senza però
perdere di vista la scena.
Ad aprirmi la porta è stato un
uomo enorme, così muscoloso da sembrare grasso, vestito di rosso. Il solito
vecchio Babbo Natale. Mi guarda dall'alto in basse e chiede, in un italiano
perfetto:- Tu cosa fai qui?
-Salve, Babbo Natale, - rispondo
mentre la mia voce trema – sono qui per consegnarvi la posta.
-Ti ho detto mille volte di
chiamarmi Capitan Natale. Quest'anno sei in anticipo. Non è ancora novembre?
-Sì, quest'anno abbiamo deciso di
chiudere prima le poste.
-Seguimi.
Capitan Natale afferra il sacco
delle lettere che gli porgo e torna dentro la stanza, mentre io gli vengo
dietro come un cagnolino spaventato. Prende un sigaro, lo accende, e aspira una
lunga boccata, senza offrire. Quindi siede sulla poltrona e estrae una lettera
a caso. Se la rigira tra le mani, legge il nome, l'indirizzo, strappa la busta
e inizia a leggere. Dopo dei minuti interminabili mi chiede:- Cosa diamine è
questa roba?
-Sono... sono racconti, Babbo
Natale. Cioè, Capitan Natale. Quest'anno abbiamo deciso di chiedere racconti di
adulti, invece di letterine dei bambini.
-E io cosa me ne faccio dei
racconti? Almeno sulle letterine c'è scritto cosa desiderano i bambini.
-Sì, ma tanto sono anni che avete
smesso di portarli.
-Non ti ho detto che puoi
contraddirmi. Io quelle lettere le leggo perché mi fanno ridere. Poi, se decido
di portare i regali o meno, sono affari miei. Comunque, questo racconto
-continua, agitando il foglio che ha appena letto- faceva veramente schifo. C'è
qualcosa di meglio?
-Sì, Capitano, ci sono dei bei
lavori, scritti da persone capaci che-
-C'è qualcosa di fantascienza?-
Dice interrompendomi.
-Poca.
-Mah. Storie erotiche?
-Non erano consentiti racconti erotici.
-E perché mai? Ascolta, ragazzo:
voglio che questa situazione non si ripeta mai più. Ci siamo intesi? Dall'anno
prossimo si torna alle letterine dei bambini. Non vi ho detto di prendere
l'iniziativa, e se io non vi ordino una cosa, voi non la fate. Se non ti ordino
di respirare tu muori soffocato. Sono stato chiaro?
-Sissignore.
-“Sissignore signor Capitano”.
-Sissignore signor Capitano.
-Ora cosa dovrei farmene di tutta
questa cartaccia?
-Dovreste leggerla e poi decidere
quali sono le tre migliori, e se ci sono belle storie a sufficienza per
pubblicare una raccolta di racconti, Capitano -rispondo.
-Dubito che una sola di queste
storie possa colpire la mia attenzione. Ho deciso di essere gentile, per questa
volta, e le leggerò. Quando avrò deciso i vincitori ti farò sapere. Se mi va.
-Grazie, signor Capitano.
Vengo scortato fuori dall'elfo, e
in pochi minuti sono di nuovo in mezzo alla distesa di neve. Ora non resta che
aspettare notizie di Capitan Natale.
(Daniele Schiavoni)